E’ agosto, l’estate sembra appena iniziata anche se in realtà è verso la fine. Agosto è sempre stato un mese “strano”: di fatto, l’estate volge al termine (settembre è davvero dietro l’angolo!), eppure è il mese delle ferie e delle vacanze per eccellenza. Quasi come se giugno e luglio non fossero neanche esistiti, perché le ferie iniziano adesso. Eppure, tra appena 3 settimane saremo già a settembre, le scuole riapriranno, le vacanze saranno un lontano ricordo, e le nostre vite saranno prese dal solito tran-tran quotidiano.
Quest’anno più che mai agosto è per me un mese particolare, di cambiamenti, nuovi inizi e capitoli che si chiudono. Siamo in procinto di cambiare casa, dopo una ristrutturazione che dura da febbraio, e siamo finalmente agli sgoccioli. Il nostro appartamento viene lentamente svuotato ogni giorno un po’ di più, ogni momento libero è buono per preparare uno scatolone, valutare se quella cosa è da tenere o da lasciare andare, contattare il piastrellista per capire se ha finito, sentire se il cartongessista (si dice così?) riesce a dare l’ultima mano di colore prima dell’arrivo della cucina, ecc ecc…
Chi ha ristrutturato e traslocato nella sua vita, mi può capire 🙂
Il tutto condito dal fatto che l’asilo nido è, giustamente, chiuso per tutto agosto e quindi c’è Sebastiano da gestire, con le sue esigenze e i suoi tempi. Anche se ha solo 2 anni e mezzo gli sto spiegando che ci trasferiremo in una casa nuova, e gli chiedo se è contento. Lui sorride e dice “sì!”. Chissà se è realmente consapevole. Ne dubito, ma mi piace l’idea di renderlo partecipe e soprattutto prepararlo, almeno a parole, a quello che verrà.
Non riesco a capire quali sensazioni provo
…e la cosa è strana, perché di solito mi capisco piuttosto bene.
Una parte di me è ovviamente entusiasta e felice per il trasferimento imminente, la cucina nuova, una casa più grande, uno spazio esterno finalmente da poter utilizzare per le mie cene all’aperto. Dall’altro, la sera mi riscopro nostalgica, quasi triste, perchè so che manca sempre meno a quando chiuderemo per sempre la porta dell’appartamento dove siamo. Non è un pensiero molto “buddhista” (sto cercando di far miei alcuni insegnamenti di questa antica filosofia di vita, che mi affascina moltissimo), so che è sciocco e attaccarsi così a quattro mura non ha senso, quando abbiamo fatto tanti sacrifici per poterci spostare in un luogo più bello e più grande, da poter chiamare “casa” e dove far crescere la nostra famiglia.
Non posso però fare a meno di pensare che qui, in questo appartamentino di neanche 70 mq, è nato tutto. E’ nata la nostra famiglia, prima composta solo da me e mio marito, poi dai nostri gatti, poi è arrivato Sebastiano ed è stata l’unica casa che abbia conosciuto per i suoi primi 2 anni e mezzo di vita. Qui si sono susseguite moltissime cose negli ultimi 12 anni. Feste di compleanno, Natali, capodanni, cene con amici, pianti, risate, dispiaceri, liti furiose e risate innamorate. Questa è casa. E’ il posto a cui penso quando ho avuto una brutta giornata e non vedo l’ora di tornare per stare bene. 12 anni sono tanti da chiudere dietro una porta.
Sono però certa che queste sensazioni le ritroverò anche dall’altra parte, e che costruiremo insieme tanti nuovi ricordi e tradizioni. Concetemi questo momento.
E voi vi siete mai sentite così? Avete mai fatto un trasloco dopo tanti anni passati in un luogo?
Raccontatemi, vi leggo.
Cristiana
P.s.: l’immagine che vedete in foto è il Lago di Ledro. Il mio posto del cuore. Ci ho passato tutte le estate della mia infanzia, perchè sono originaria di questi luoghi da parte di mio papà. Quando ho scattato questa foto non erano neanche le 8 del mattino, il sole stava appena facendo capolino dietro la montagna, e c’erano solo le anatre a farmi compagnia. Io, le anatre, l’acqua piatta e il silenzio. Un balsamo per il cuore e l’anima.